Stadio della Roma? Troppe stranezze! Come racconta ilmessaggero.it infatti, è stato aperto un fascicolo riguardante i passaggi di proprietà dei terreni dell’ippodromo di Tor di Valle, sito deputato proprio alla costruzione dell’impianto giallorosso.

 All’attenzione del pm Mario Dovinola, le procedure che hanno portato i terreni, dalla Sais Spa dell’imprenditore Papalia, al gruppo di Luca Parnasi.

ANOMALIE

La prima stranezza fa riferimento al secondo contratto di compravendita dei siti per la realizzazione dello stadio firmato il 25 giugno 2013.

Se nel contratto originario la vendita dei terreni era legata alla stipula della Convenzione Ubranistica col Campidoglio, sul secondo contratto invece il vincolo risulta cancellato ed il passaggio diventa esecutivo.

Ed ecco servita la prima cosa strana della faccenda, ma non finisce qui.

Parnasi, inoltre, avrebbe formalizzato il passaggio con una caparra di 600.000 euro ed un importo totale di 21 milioni da pagare.

Non meno grave un’altra anomalia sulla quale in materia giuridica l’argomento è ben chiaro. Sotto la lente di ingrandinento, la decisione della Sais di rinunciare al gioiello di famiglia a undici mesi dalla dichiarazione di fallimento non rispetta la normativa. La legge infatti vieta assolutamente qualsiasi cessione nel corso dell’anno precedente per le società in precarie condizioni economiche. E la legge non ammette ignoranza, o almeno così dovrebbe essere!

La denuncia, presentata dal ‘Tavolo della libera urbanistica’, pone l’attenzione proprio su questo: la vendita a pochi mesi dal fallimento avrebbe esposto il gruppo di Parnasi ad un concorso in bancarotta.

Il 26 giugno 2013 la società di Papalia avrebbe presentato proposta di concordato ed undici mesi dopo è stata dichiarata fallita. La revisione del contratto avrebbe fatto sospettare che le parti abbiano voluto cambiare gli accordi a svantaggio dei creditori.

Qualcuno potrebbe strorcere il naso davanti a presunti discorsi da laziali, ma signori miei, carta canta!

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